Ridurre il debito pubblico/La nota di Mediobanca Secutities al ministro del tesoro Il successo delle proposte repubblicane Il segretario del Pri Francesco Nucara, all’indomani dell’approvazione del decreto "Salva Italia", aveva espresso il convincimento - in una lettera pubblica al presidente del Consiglio Mario Monti - che l’esecutivo dovesse provvedere “con grande tempestività alla formulazione ed approvazione di ulteriori concreti ed incisivi provvedimenti finalizzati ad una significativa, stabile e credibile crescita dell’Italia”. Per questa ragione Nucara aveva portato all’attenzione del Governo alcune autonome proposte, utili a conseguire gli obiettivi indicati dal governo stesso, conformemente alle tesi programmatiche approvate dall’ultimo Congresso nazionale del partito. Nucara, ad esempio, raccomandava di “ridurre drasticamente il perimetro di azione dello Stato centrale con la conseguente riduzione della spesa pubblica primaria”, e anche di applicare integralmente “la normativa del codice civile nella regolamentazione del bilancio degli enti locali, delle aziende sanitarie, di quelle municipalizzate e dei servizi”. Chiedeva di impedire il ripianamento delle perdite di bilancio delle aziende e delle S.p.a. a partecipazione pubblica, così come di predisporre un meccanismo, differente da quello vigente, per la trasparenza dell’autonomia decisionale delle aliquote relative all’addizionale Irpef regionale e comunale. Il segretario del Pri riteneva necessario istituire uno strumento operativo nel quale far confluire tutte le partecipazioni pubbliche statali, regionali, provinciali e comunali, dirette e indirette, nonché il patrimonio edilizio e fondiario. Questo per massimizzare il valore dei singoli cespiti nell’arco temporale di tre-cinque anni, e successivamente poter mettere in vendita gli stessi. Un mix di proposte, insomma, per lo più relative a riforme strutturali a costo zero, importanti per intraprendere un incisivo intervento di riduzione strutturale della spesa corrente primaria e per interessi sul debito. Ovviamente questo era accompagnato alla ristrutturazione del sistema complessivo del paese, con il Mezzogiorno priorità assoluta. Questa visione era il risultato dei suggerimenti del professor Roberto Sanseverino, che aveva chiesto al governo italiano di impegnarsi per una rilevante riduzione del debito pubblico, utilizzando al più presto l’enorme patrimonio pubblico costituito da beni immobili, mobili, concessioni, partecipazioni. Valori cospicui, visto che, dai dati che si conoscono, si tratterebbe di circa 1.800 miliardi. Sanseverino sosteneva tecnicamente l’impostazione del segretario del Pri, per cui tale operazione poteva essere messa in campo in modo “abbastanza semplice e rapido”, creando un grande Fondo che, solo contabilmente e a garanzia, “considerasse e immettesse come valore di riferimento almeno il 40/50% dei beni, emettendo in contropartita quote del Fondo da cedere sul mercato senza corresponsione di interessi, ma consentendo ai sottoscrittori un credito di imposta annuale del 4%, calcolato sul valore delle quote acquisite, da portare in detrazione del proprio carico fiscale”. Martedì scorso, sul “Corriere della Sera”, Massimo Mucchetti ha illustrato la proposta di Mediobanca Securities, orientata nella stessa direzione. Secondo il rapporto di 60 pagine inviato dall’ufficio di Londra di Mediobanca Securities al ministero del Tesoro, la Cassa depositi e prestiti e l’oro della Banca d’Italia potrebbero divenire “armi non convenzionali per attaccare il debito pubblico”. E’ il segno che si sta diffondendo la convinzione che il principale obiettivo del nostro paese è la riduzione del debito pubblico, determinato da una spesa pubblica inarrestabile, ormai superiore al 50% del Pil, che ha innalzato il livello di tassazione fino a renderlo insopportabile. Da qui la strada dell’utilizzo efficace del patrimonio pubblico che i repubblicani hanno per tempo indicato al governo Monti. Secondo Mediobanca Securities, ad esempio, il mattone potrebbe portare ai conti pubblici un beneficio tale da raggiungere i 90 miliardi. Si tratta di prendersi alcuni anni e assumersi determinate responsabilità gestionali, esattamente come suggerivamo: a dimostrazione che il Partito repubblicano sa sempre porsi all’avanguardia delle proposte di politica economica e finanziaria del paese. Roma, 29 febbraio 2012 |